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Valerio Mastandrea, maestro in "La mia classe"

15/01/2014 | Interviste |
Valerio Mastandrea, maestro in La mia classe

Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia 2013 nella sezione "Le Giornate degli Autori", il film La mia classe, uscito a Milano nei giorni scorsi, arriverà nelle sale cinematografiche romane il 23 gennaio 2014.

Film d’autore, con un taglio documentaristico, La mia classe affronta il problema dell’integrazione degli extracomunitari nel nostro Paese attraverso le lezioni d’italiano che il Maestro (Valerio Mastandrea) impartisce ai suoi alunni stranieri provenienti da varie parti del mondo. Per problematiche intercorse durante le riprese della pellicola, è stato deciso di strutturarla su due livelli: la finzione del film vero e proprio e il retroscena reale delle riprese.

In vista dell’uscita del film nella capitale, il regista Daniele Gaglianone, il produttore Gianluca Arcopinto, l’attore Valerio Mastandrea e l’intera classe hanno incontrato la stampa romana presso l’ESC Atelier di San Lorenzo (Roma) per parlarci della nascita dell’idea del film e del suo singolare sviluppo non privo di grosse responsabilità.

Qual è stato il percorso post – Venezia del film? Come ha reagito il pubblico alla sua visione?
Daniele Gaglianone: “Dopo Venezia il film ha partecipato a diversi Festival. È stato al London Film Festival, in Francia, a Istanbul e a Madrid. È un film molto internazionale e molto italiano. Soprattutto a Londra ha ricevuto un’accoglienza inaspettatamente calorosa. È una pellicola molto semplice da fruire ma che, nonostante ciò, riesce a raccontare una situazione complessa. La reazione del pubblico è di forte empatia e di grande coinvolgimento emotivo. La prima uscita vera del film a Milano, davanti ad un pubblico reale, e non di critici, è stata incredibile. Abbiamo avuto il tutto esaurito e spero che questo possa essere di buon auspicio”.

Qual è stata la parte più difficile nel realizzare il film?
DG: “La parte più difficile è stata mantenere la concentrazione su questo tipo di struttura, a due livelli (realtà e finzione), molto rischiosa. La decisione di cambiare la struttura della pellicola è stata molto rapida. A volte gli operatori non capivano su quale livello del film stessi. È stato difficile mantenere la concentrazione su questo crinale. [...] Il personaggio di Valerio Mastandrea è l’emblema della dualità. Quando alla fine racconta la storia del cane, non si sa di cosa stia parlando: se di lui, se di lui che però è diventato qualcun altro, se del film che è diventato qualcos’altro. Non credo nella dicotomia tra film e documentario. Negli ultimi tempi c’è sempre più contaminazione tra i due generi”.

Si può dire che questo sia un film sperimentale?
DG: “Per me sperimentale non è una brutta parola ma non la userei se viene intesa in modo dispregiativo. Sperimentale vuol dire solitamente che nella pellicola non si capisce nulla. Qui invece si capisce anche se a tratti il film lascia sospesi”.

Ci sono aspetti del film che avresti voluto diversi?
DG: “Forse per me è ancora presto per considerare il film in questa prospettiva. Devo dire che ora sono contento e che molte cose sono venute fuori meglio di quanto mi aspettassi. Ho avuto molta paura mentre giravo ma, essendo il regista, ho dovuto nasconderla e ingannare tutti, far credere che era tutto chiaro nella mia testa”.

Ed il tuo debutto come attore?
DG: “È stato difficile per me stare in quella posizione. Quando mi dicono «hai fatto l’attore» mi viene da ridere. Non posso dire di aver recitato e di aver fatto l’attore. Quando Valerio mi ha detto che dovevo far parte del film, ho avuto una reazione molto colorita, ma aveva ragione”.

Qual è il bagaglio più importante che ti porti dentro da questa esperienza?
Valerio Mastandrea: “Ogni film che fai ti lascia dentro qualcosa. Siamo riusciti a portare in scena il nostro pensiero tramite il cinema. Soprattutto noi che ci facciamo domande rispetto al mestiere dell’attore e del cinema, questa volta siamo riusciti a fare queste domande in scena. Ho lavorato con attori alla prima esperienza, e non è la prima volta, e questo per me è sempre uno stimolo”.

Che cosa si porterà dentro il pubblico da questo film?
VM: “Il pubblico deve sapere che il regista, l’attore e il produttore si domandano se quello che fanno serve a qualcosa. Il film non tratta solo il tema dell’immigrazione, ma anche il tema di vivere la vita, ognuno con il proprio bagaglio. Quando nel film dico «Non serve a niente», voglio dire che non basta fare un film, dobbiamo dare e trovare un lavoro. Non ci basta più fare film che stimolano discussioni: basta farsi domande, dobbiamo agire”.

Il film è un film politico?
VM: “Penso che i film siano tutti politici”
DG: “Questo film mette in scena una contraddizione e ci si cala dentro fino al collo. La frase di Valerio «Non serve a niente» è una frase importante, dirsela serve moltissimo”.

Nel personaggio che interpreti, quanta finzione e quanta realtà e spontaneità ci sono?
VM: “Sto continuando a chiedermelo. È il personaggio più border line che abbia mai interpretato. In questo film entravo ed uscivo dal personaggio continuamente anche per la dinamica della messa in scena. È  stato un lavoro nuovo”.

Che cosa pensi de La grande Bellezza che ha vinto il Golden Globe?
VM: “Era ora per Sorrentino”.

Prima di fare questo lavoro conoscevi gli insegnanti d'italiano agli stranieri, sapevi dell’esistenza dei CTP (Centro territoriale permanente) e delle associazioni?
VM: “Non conoscevo i CTP, nè le associazioni. Claudia Russo, che fa questo lavoro, mi ha spiegato alcune cose. Questa realtà l’ho conosciuta lavorando al film”.

C’è qualcosa che avresti voluto cambiare nel tuo personaggio?
VM: “Rivedendomi ancora non riesco a vedere quello come un personaggio. Nella costruzione del film sono andato oltre il personaggio”.

A seguire, durante l'incontro, il produttore Gianluca Arcopinto è intervenuto per spiegare la scelta di una distribuzione indipendente: “Il film è già uscito a Milano e uscirà dove può uscire. Non ci siamo posti il dilemma del numero di copie o del weekend giusto. La pellicola è stata realizzata con diversi sostegni tra cui quello di Rai Cinema, ed è un piccolo film di sistema che non percorre il sistema, secondo me, devastante dal punto di vista distributivo. Avrà una propria vita con più date in Italia e con l’idea di occupare tutti gli spazi possibili e tutti i momenti possibili. La strada intrapresa è quella più giusta e dignitosa per questo film e per il cinema italiano che non deve farsi condizionare dagli esercenti".

Come ti stai muovendo nell’attività di produzione?
GA: “Sono 30 anni che faccio questo lavoro e continuo a produrre come ho sempre fatto. Ho prodotto più di 60 film e non sono mai sceso a compromessi. Continuerò a produrre così. Questo film è stato paradossalmente uno dei più facili. È un progetto che nasce da noi: Valentina Del Buono, Claudia Russo e Gino Clemente sono venuti da me con l’intenzione di realizzare una serie tv, ma io non faccio il produttore televisivo, così mi è subito venuto in mente di realizzare un film per il cinema. Mi è venuto automatico pensare a Daniele e a Daniele è venuto automatico pensare a Valerio. È stato anche facile trovare l’appoggio in Rai. Penso che sia la prima volta per Rai Cinema attivare un film senza che prima venga presentata un riga di sceneggiatura”.

Claudia Russo, insegnante d'italiano agli stranieri, e tra gli ideatori della sceneggiatura, è intervenuta per precisare: “Questo è un film politico non solo per i ragazzi extracomunitari e per l’esistenza di una legge d’integrazione, ma anche perché le uniche strutture che lo Stato mette a disposizione sono i CTP. Il resto del lavoro lo fanno i volontari e questo non è giusto dal punto di vista istituzionale e politico”.

L’incontro è terminato con l’intervento dell’intera classe: tutti i ragazzi protagonisti hanno spiegato, con il loro diverso livello d’italiano, che cosa ha significato far parte di questo progetto, la magnifica esperienza a Venezia e le belle persone conosciute. Dai loro occhi traspariva umiltà, umanità e spontaneità, tutti veri sentimenti impiegati nel film stesso.

Elisa Cuozzo  

 

  
 

 


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